MICROBIOTA INTESTINALE E STRESS

Come agisce lo stress sul nostro “secondo cervello”?

Lo stress è una parte onnipresente della vita quotidiana di molte persone e sembra determinare una diminuzione dello stato di salute generale (ognuno di noi lo sa bene!)

Spesso le comuni “coliti” sono considerate una semplice conseguenza dello stress. Ma come agiscono gli agenti stressanti sul nostro intestino ovvero su quello che è considerato il nostro “secondo cervello”?

E’ sempre più riconosciuto che lo stress modula la struttura e l’attività del microbiota intestinale e può essere un fattore causale della disbiosi (alterazione della struttura e della funzionalità del microbiota)

Ricordiamoci che il microbiota intestinale è l’insieme dei microrganismi che popolano il tratto intestinale e che noi abbiamo una relazione “mutualistica” con esso: l’ospite (l’essere umano per intenderci) fornisce un ambiente ospitale ed i nutrienti e, a sua volta, il microbiota intestinale modella lo sviluppo e la funzione del sistema immunitario, rafforza la barriera intestinale, metabolizza i nutrienti non digeriti e gli xenobiotici (sostanze estranee all’organismo), modula l’attività del sistema nervoso centrale ed enterico e ci protegge dai patogeni.

Si deduce facilmente che alterare questo equilibrio possa avere conseguenze sulla salute.

Gli agenti stressanti possono essere di diverso tipo a partire da fattori psicologici (ad esempio, paura, ansia, richieste cognitive), ambientali (ad esempio temperature molto fredde o molto calde, alta quota, rumore, agenti patogeni, sostanze tossiche e inquinanti), affettivi (ad esempio una perdita o una separazione) e fisici (ad esempio, esercizio fisico intenso e dispendio energetico elevato, malnutrizione, privazione di sonno).

Nello studio a cui faccio riferimento (vedi sotto) sono analizzati gli effetti di diversi “stressors” ambientali e fisici (alterazione del ritmo circadiano, riduzione del sonno, alta quota, caldo, freddo, patogeni enterici, sostanze tossiche ed inquinanti ambientali, rumore, attività fisica, restrizione di cibo, composizione della dieta.).

La dieta è sicuramente un mediatore predominante della composizione e dell’attività del microbiota intestinale, ma in questa nota mi soffermerò sullo stress psicologico: è ormai noto come esso sia associato a molteplici disturbi gastrointestinali e, sebbene i meccanismi con cui questo avviene non siano stati completamente chiariti, le prove attuali indicano che tale stress sia capace di indurre l’attivazione del Sistema Nervoso Centrale e dell’Asse Ipotalamo-Ipofisi-Surrene (coordinatore centrale dei sistemi neuroendocrini di risposta allo stress) con diversi effetti sul tratto gastrointestinale e probabilmente sul microbiota intestinale che a sua volta modula l’integrità della barriera intestinale, l’infiammazione, la funzione immunitaria e sintetizza o stimola la secrezione endogena di una miriade di composti tra cui ormoni e neurotrasmettitori (ad esempio serotonina, dopamina, istamina e acido gamma-aminobutirrico). La conseguenza è la compromissione di una corretta comunicazione tra intestino e cervello (asse intestino-cervello)

Gli studi sono ancora in corso ma possono esserci, come ulteriore conseguenza, delle implicazioni funzionali che includono alterazione della cognizione, del comportamento e dello stato psicologico, in quanto è sempre più evidente che la relazione tra cervello, intestino e microbiota intestinale, nota come asse microbiota-intestino-cervello, è bidirezionale

NON E’ SOLO IL CERVELLO AD INFLUENZARE L’INTESTINO ED IL SUO MICROBIOTA MA E’ ANCHE IL CONTRARIO

Oggi si comincia a parlare degli esseri umani in termini di “superorganismi”od “olobionti” ovvero di esseri costituiti da una rete integrata di cellule umane e microrganismi le cui interazioni bidirezionali dinamiche reagiscono e rispondono alle pressioni ambientali, influenzando la salute.

Il microbiota intestinale, che comprende la comunità microbica più densa all’interno di questo superorganismo, è influenzato da fattori di stress psicologici, fisici e ambientali e la sua risposta, sia a breve che a lungo termine, può potenzialmente promuovere o peggiorare la salute.

In sostanza, nonostante siano necessari ulteriori studi, il microbiota può essere un fattore che contribuisce agli effetti negativi sulla salute associati allo stress, ma può anche fornire uno strumento per modulare favorevolmente la risposta allo stress dell’ospite.

In questa ottica diventa auspicabile l’utilizzo di tecniche avanzate di analisi del microbiota stesso per poterlo “conoscere” sempre meglio ed elaborare interventi mirati.

BIBLIOGRAFIA

Front Microbiol. Published online 2018 Sep 11

Effects of Psychological, Environmental and Physical Stressors on the Gut Microbiota

J. Philip Karl, Adrienne M.Hatch, Steven M. Arcidiacono, Sarah C. Pearce, Ida G. Pantoja-Feliciano, Laurel A. Doherty, and Jason W. Soares

Articolo 24 Giugno 2019 pubblicato su facebook